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Municipio di Noceto

Parma. 1998-1999

Paolo Zermani.Collaboratori: Eva Grosso, Giovanna Maini, Tomohiro Takao.

Fotografie: Mauro Davoli

Dal punto di vista dell'intervento ambientale e dell'immagine architettonica il nuovo Municipio si presenta attraverso le figure ideali della strada, della piazza, della casa, riconoscibili nel grande elemento distributivo centrale costituito nei corridoi e dallo scalone, nella sala consiliare e nella sala assembleare poste nel punto di arrivo di quel percorso centrale, negli uffici modularmente disposti sui due lati del percorso stesso.
L'edificio è così, esso stesso, un "paese".
Planimetricamente disposto di scorcio rispetto alla via Pelacani, con l'ingresso principale rivolto verso il centro storico, l'edificio di progetto viene colto dalla strada principale attraverso la più felice condizione prospettica, data dall'ingresso di testata e dalle casette che digradano progressivamente.
II carattere rappresentativo del Municipio è accentuato nel suo apparire nella zona d'ingresso ove, oltre la accessibilità ai due grandi corridoi di distribuzione nella spina centrale, si trova lo "scalone" a vista che conduce alla sala di rappresentanza e assembleare posta al secondo piano sopra la sala consiliare. L'edificio è concepito attraverso un concetto di impaginazione modulare tesa a ottenere la migliore razionalizzazione delle tecniche costruttive e una flessibilità eventuale degli spazi. I caratteri distributivi interni rispondono così a un criterio di razionalità dell'edificio tipico per uffici che riservi però una condizione di serenità e di particolarità ai singoli spazi di lavoro. Tutti gli uffici affacciano nella strada costituita dal corridoi interni
che, come una spina centrale nevralgica, governa il funzionamento dell'organismo distributivo.
Al piano secondo è collocata la sala di rappresentanza per funzioni assembleari, di analoga dimensione alla sala del Consiglio posta al piano primo, accessibile autonomamente dallo scalone.
La salita centrale che conduce alla sala civica dell'ultimo piano annuncia, fin dal primo gradino, il fuoco prospettico costituito da una finestra centrale della sala.
Quando dalla scala si sale l'ultimo gradino di accesso al pianerottolo superiore, allora e solo allora, si inquadra il permanere, verso la Via Emilia, di un frammento di paesaggio agrario superstite, costituito da una tenuta agricola porticata, prototipo dell'insediamento padano tradizionale e cardine di un ordine ripetuto e preciso.
La scala, corpo vuoto e animato nel corpo pieno e duro dell'edificio, come scavata al suo interno, porta dentro l'edificio l'ordine, forse ormai anacronistico, attraverso cui la città si è formata nel tempo, quasi a conservarne la matrice, nell'attesa di poterla trasmettere.
Il paesaggio di Noceto, fino alla prima metà del Novecento, era rigorosamente segnato da questo ordine, altrimenti rafforzato, come in tutto l'antico Ducato di Parma e Piacenza, dalle piantate di gelsi volute nella seconda metà del XVIII secolo dal Ministro borbonico Du Tillot, per alimentare la coltura del baco da seta.
Queste matrici si erano adattate ai segni precedenti della “centuriatio” romana dovuta alla colonizzazione dell'Agro Padano, di cui la Via Emilia è il decumano fondamentale.
L'orientamento rispetto all'ordine esistente vede il Municipio inclinato di trenta gradi, a seguire l'andamento dell'ansa del torrente vicino e a tenere insieme il rapporto tra la vista del paese e la vista della campagna.

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