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Chiesa di San Giovanni,

 

Ponte d’Oddi, Perugia, 1997-2007

Paolo Zermani. Con Mauro Alpini, Fabio Capanni, Giacomo Pirazzoli, Fabrizio Rossi Prodi.
Collaboratori: Giovanna Maini, Tomohiro Takao.

Fotografie: Mauro Davoli

«In quel tempo Francesco si dava tenacemente da fare per portare a termine il restauro della Cappella di San Damiano. Andava a mendicare nella sua città natale, implorando denaro o pietre per la costruzione. (...) Dopo aver terminato il restauro di detta cappella, si rivolse alla chiesetta della Porziuncola, parimenti bisognosa di essere risistemata. Come sappiamo, succede spesso che il cuore umano rimanga particolarmente legato a un determinato posto: e quello da lui preferito sarebbe sempre rimasto questa Porziuncola, dove avrebbe spesso fatto ritorno alla ricerca di ore quiete, consolazione, nuovi sogni e canti. A fatica riuscì a restaurare anche quella modesta chiesetta, e fu proprio in quel luogo sacro che udì più chiaramente la voce di Dio e intuì lo scopo della sua vita. Infatti era ben conscio che il lavoro materiale che aveva svolto sino a quel momento, nella cappella e nella chiesa, non appagavano il grande impeto del suo cuore.» (Hermann Resse, Francesco d'Assisi, Schuster U. Loeffler, Berlin 1904)
Un frammento d'Umbria, un casale rosa, gli ulivi, la speculazione edilizia si contendono il fondale su cui nasce la chiesa francescana che prevalentemente sarà vista dall'alto.

La chiesa e il centro parrocchiale si appoggiano al corpo della collina attraverso una sequenza che privilegia il concetto di sostruzione, di scavo, di piazza bassa e piazza alta che è nella storia della città di Perugia, di quel suo centro che i perugini chiamano, significativamente "Acropoli".

Una linea retta segna il percorso sacro del sagrato alla chiesa principale alla chiesa feriale alla canonica: lungo questa linea gli spazi si dispongono come Stazioni.
Il percorso è duplicato all'esterno, attraverso la grande scala che lega la piazza Bassa e la piazza Alta, con una dimensione analoga al corpo della chiesa.
In sezione il corpo della chiesa, alto tredici metri lineari, raggiunge la stessa quota altimetrica del centro parrocchiale, alto sei metri e cinquanta.
La quota superiore degli edifici è così identica e amplifica la presenza della scala, piazza anch'essa, checongiunge il sagrato inferiore con quello superiore.
La chiesa principale ha la sua entrata sul sagrato inferiore, verso strada, la chiesa feriale ha l'entrata sul sagrato superiore, verso il centro parrocchiale. Entrambe le chiese sono accessibili anche dalle direzioni opposte.
Il corpo complessivo della chiesa è attraversato da una linea di luce che nella chiesa principale segna il taglio verticale della facciata e continua in copertura, accompagnando il fedele fino all'altare. Analogamente avviene nella chiesa feriale, in opposta direzione.
La linea di luce, come la croce che essa forma in facciata intersecandosi con una putrella in ferro, è leggibile dalle colline e segna il confine tra spazio in terno e cielo.

Il blocco pietroso chiesa principale-sagrestia-chiesa feriale, come una continuazione della natura del suolo, si sviluppa sul fronte strada, chiudendolo per cinquanta metri lineari, costituendo una sorta di grande muro, di suolo rialzato che protegge lo spazio doppio, vuoto, della grande scalinata-piazza rivolta a monte, verso la collina, dal traffico veicolare. Se pure la grande croce di facciata rimane impressa su chi si affaccia all'incrocio, giungendo da Perugia, l'organismo architettonico organizza poi uno spazio protetto per la comunità che si svolge al proprio interno.
Il mattone che appare in piena vista come materiale esterno e interno, consacra l'appartenenza alla natura del suolo e alla storia, all'identità di Perugia e dei suoi santi.

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