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Cappella-Museo della Madonna del Parto di Piero della Francesca

Monterchi 2000 - 2010

Paolo Zermani. Con Mauro Alpini. Collaboratore: Andrea Volpe.

Fotografie: Mauro Davoli

L’obiettivo del progetto consiste nel ricercare una ragionevole soluzione alla coincidente necessità di garantire una efficace e meditata fruizione museale alla Madonna del Parto di Piero della Francesca e contemporaneamente di preservarne e rendere nuovamente possibile il culto cui l’immagine è oggetto da secoli.
Un museo e uno spazio sacro coincidenti rinnovano così la circostanza,spesso offerta dal divenire storico, di una chiesa che diviene,in forza di un’opera d’arte ivi esposta, oggetto di un flusso non solo cultuale.
La necessaria convivenza di queste funzioni, legate a una qualità della museicizzazione che preservi le ragioni del sacro,in una nuova opera, un edificio, richiede all’opera di riassumere in sé, senza gridare, quella percentuale di sacralità che peraltro ogni buona architettura dovrebbe possedere e che comincia a manifestarsi, se esiste, nella propria capacità di cogliere il senso, l’identità, del paesaggio in cui deve nascere.
Un tema aperto e accessibile, in tal senso, è costituito dal contesto, quasi un ‘enclave, in cui l’immagine è stata concepita da Piero e in cui la devozione, civile o religiosa, è maturata.
Si tratta di un unicum che dal dipinto si trasferisce al paesaggio e viceversa in cui la storia stessa dell’opera da esporre e le vicende, reali o di tradizione narrativa e fabulistica, che ne hanno segnato il permanere a Monterchi, finiscono per coincidere.
Dal paese il blocco di facciata del Museo-Cappella rivolto verso il Convento prospiciente,di dimensione 11 x 11 metri lineari, introduce al percorso interno attraverso una fenditura che percorre l’intera altezza dell’edificio, attraversa tre spazi quadrati per giungere al sacello che custodisce la Madonna del Parto e quindi alla loggia.
La serie di quadrati regola lo spazio interno mentre la loggia è caratterizzata da una autonomia proporzionale.
Nel primo quadrato è concentrata tutta la distribuzione, costituita dalle due scale simmetriche addossate alle pareti a collegare il piano terra all’interrato.
Un ulteriore spazio quadrato divide la zona d’ingresso dal sacello introducendo la zona sacra.
Il sacello che custodisce l’opera, compreso nel terzo quadrato ha una copertura trasparente e riceve la luce indiretta dalla loggia, ove si giunge oltrepassando lateralmente il sacello, dalle due parti.
Dalla loggia, rivolta verso il paesaggio, è visibile la Cappella del Cimitero ove l’immagine pierfrancescana è stata custodita fino al 1993.
Dal paesaggio il grande occhio quadrato della loggia è alla base del rettangolo aureo che definisce le quote dello spazio interno. Il sacello ospitante la Madonna si intravede all’interno del volume maggiore.
L’intradosso del solaio di copertura e il pavimento della cripta posta nel piano seminterrato, ospitante la documentazione del restauro e il book-shop, ne costituiscono il limite superiore ed inferiore. Si genera così una vera e propria sezione aurea.
Anche all’esterno lo spazio è replicato secondo una sequenza di tre quadrati in forma di percorso tra il paese e il paesaggio, definita da una gradinata che collega la quota della strada alla quota dei campi.
L’opera è da realizzarsi in mattone, come la maggior parte dell’architettura di Monterchi.

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