



Tombe dei Vescovi, Duomo, Mantova,2021.
Paolo Zermani, Eugenio Tessoni (Studio di architettura Zermani Associati)
Collaboratori: Gabriele Bartocci, Mattia Gennari.
L’architettura interna del Duomo di Mantova è dovuta, come noto, a Giulio Romano, che vi si applicò a partire dal 1545 su incarico di Ercole Gonzaga.
Il precedente aspetto gotico della chiesa è documentato dal dipinto del Morone del 1494 “La caduta dei Bonacolsi”, almeno per quanto concerne l’esterno, ma anche il Duomo gotico si era sovrapposto ad una chiesa precedentemente esistita a partire dal V° secolo, che già ospitava la sepoltura del protettore della città S.Anselmo.
L’intervento di Giulio Romano si caratterizzò principalmente per l’adozione di cinque navate, oltre le cappelle laterali.
A fianco dell’impianto, che ancora oggi si sbilancia verso sinistra con l’addizione della Cappella del Santissimo Sacramento e il Santuario dell’Incoronata, si innesta, tra queste, la grande Sagrestia, collegata al corpo principale da un corridoio in forma di galleria.
Lungo lo sviluppo di questo spazio lungo e stretto, illuminato sul lato esterno e cieco su quello interno, il progetto pone oggi le tombe dei vescovi mantovani.
Costituite da un sarcofago parallelepipedo in forma di basamento sovrastato da un coperchio troncopiramidale che si completa attraverso una croce ottonata posta al proprio vertice, le tombe, affiancate, ognuna corrispondente a un'arcata del muro posteriore, si compongono in un'ideale sequenza.
Realizzate in marmo biancone di Verona le sepolture rappresentano così, ad un tempo, l'identificazione individuale della figura del vescovo e la coralità del messaggio secolare della chiesa mantovana.