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Museo di Storia e Civiltà

Varano (Parma). 1997-1999

Paolo Zermani.
Collaboratrice: Giovanna Maini.

Fotografie: Mauro Davoli

Il progetto ha previsto la localizzazione, in luogo del locale parrocchiale inutilizzato, tra la Chiesa e la canonica, del Museo di Storia locale, atto a ospitare una collezione di oggetti e reperti della civiltà della alta valle del Recchio.
Il locale precedentemente esistente era l'esito evidente di una superfetazione ricavata tra le due guerre di cui si è deciso l'abbattimento.
Il nuovo intervento cerca di ristabilire, attraverso l'architettura costruita, che ormai è parte della fisionomia del complesso, il senso del rapporto spaziale tra Chiesa e canonica, un tempo divise.
Impostato a una quota più bassa rispetto a quella della copertura precedente l'intervento del Museo si compone, oltreché dello spazio contenuto tra le due preesistenze della Chiesa e della canonica, di uno spazio aggiuntivo che si è rivelato necessario: questo spazio è stato ricavato prolungando, in forma absidale, il corpo esistente.
L'elemento absidale, rivolto verso valle, è tagliato al centro da una apertura sul vuoto, che evidenzia il carattere a un tempo di unione e di separazione tra i due antichi spazi della canonica e della Chiesa e testimonia, nell'architettura nuova, l'itinerario di formazione dello spazio interstiziale ora destinato a Museo.
La copertura visibile del nuovo intervento è piana e l'elemento di terminazione è costituito da una putrella in ferro: in spessore di putrella, dietro la stessa, è incavata una piccola pendenza che serve al displuvio dell'acqua del tetto.
L'interno del Museo è caratterizzato dal mantenimento del profilo dei due muri laterali (esterno Chiesa ed esterno canonica) con i loro sproni e le loro irregolarità e dalla realizzazione di una parete supplementare "a gelosia", che consente di schermare le sottofondazioni di Chiesa e canonica, altrimenti occupanti l'invaso.
La muratura, nel punto d'attacco esterno tra le antiche fabbriche, è soggetta a una lieve rientranza che stabilisce una linea d'ombra atta a sancire il cambio di materiale tra nuovo ed esistente.

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