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Progetto per il Museo di Arte Moderna

Bolzano. 2001

Paolo Zermani.
Collaboratori: Giovanna Maini, Andrea Nicolosi, Shun'ichi Ozawa, Eugenio Tessoni.

In alto è la montagna e la propria ripidezza e immobilità, una staticità tuttavia corrosa, incavata, abitata al proprio interno da figure misteriose come misteriosa è la natura alpina, astratta e capace di sviare le proporzioni delle cose. In questi percorsi interni, che contraddicono la monumentalità delle vette e ne inverano l’apparenza esterna, puoi trovare una trama di vie e sentieri, di slarghi e di strettoie, anfratti coperti e radure scoperte, di sottopassi e di sovrappassi, come Turner ha disegnato.
In basso è la città antica, composta di lunghi e quasi affusolati lotti gotici illuminati da luci improvvise e tuttavia efficaci, abitati come anfratti caldi.
Il progetto per il Museo d’Arte Modena di Bolzano, collocandosi sulla riva del torrente Talvera, nel margine occidentale del centro storico, nasce in questo bilico tra Alpe e Città, costruendo su di esso il proprio carattere, bagnato dall’acqua che le unisce. L’intervento si colloca su un asse rettilineo che dal fiume, lambendo la Piazza Domenicani e la Via Posta, passando davanti alla Chiesa del Redentore, conduce fino al Duomo e alla sua piazza verso Nord.
Il blocco principale è quasi scomposto in tre parti. L’integrità petrosa è intaccata da una scalinata a cielo aperto o salita scavata nel corpo della costruzione e da un taglio, quasi uno spacco, che separa una porzione di edificio verso sud. Questi due procedimenti, di scavo interno e di spacco, consentono di esaltare il rapporto con il cielo e la montagna e quello con la città antica. A quel punto il tema ambientale è già compiuto.
L’intervento è così caratterizzato come un riconoscibile elemento urbano debitore al sistema insediativi preesistente e come un elemento naturale che si ricollega alla vista e alla visione dell’Alpe.
Il senso di straniata percezione delle montagne, la loro scala indefinibile, denunciati da Chateaubriant si collegano alla visione di una montagna amica e abitata come una città di favola raccontata da Buzzati. La lettura astraente di Bruno Taut si apre alla internità dei lotti gotici qui arrivati da Venezia e dal Nord Europa.
La naturalità dei blocchi che contengono il Museo, la loro apparenza quasi di deposito fluviale eroso o di gelato giacimento rupestre convive con l’urbanità degli spazi, la loro essenza tipologica allungata e goticizzante o di risultanza seriale. Si individuano così la radura, il canalone, il sentiero, non meno che la
piazza, la strada, il vicolo. E’ attraverso questo racconto che si può creare la sintesi sequenza fiume-edificiocittà- montagna, rapporto che funziona anche inversamente, tenendo insieme la sostanza archetipica di Bolzano.
I caratteri distributivi e funzionali del Museo sono regolati dalla filosofia d’intervento sopra descritta e si compongono dei seguenti assunti:
a) Il Museo come luogo di produzione artistica;
b) Il Museo come luogo di esposizione;
c) Il Museo come luogo di conservazione dotato di una collezione permanente d’arte internazionale.
La strada che collega il torrente e la città, attraverso il Museo, divide il corpo dell’edificio, a piano terra, riservando allo spazio museale vero e proprio la porzione più vasta, ove sono collocati la hall, le funzioni d’ingresso , la grande sala polivalente per manifestazioni nonché, affacciato sulla strada, il bar-ristorante, mentre la porzione minore ospita lo shop, il vano informativo, il vano proiezione, il vano progetti e le altre funzioni di accoglienza, anche questi affacciati su strada.
Un piano intermedio o mezzanino occupa anche l’intera porzione maggiore, ospitando le funzioni amministrative e archivistiche, e una frazione della porzione minore, ospitando le sale per seminari. Al piano primo i due corpi sono collegati : la porzione maggiore ospita le funzioni espositive, quella minore ospita i vani per le presentazioni, la sala conferenze, la sala riunioni, il deposito, i servizi.
Al piano secondo i due corpi di fabbrica sono nuovamente collegati e consentono di ottenere tre distinte zone per l’esposizione, di dimensioni diverse, una delle quali dedicata alla fotografia.
Al piano terzo lo stesso sistema consente di ricavare due zone di esposizione di dimensione variabile nel corpo maggiore, mentre il corpo minore è occupato dalla sala di lettura e dai locali di ufficio e servizio.
I collegamenti in quota ai diversi piani tra i due corpi di fabbrica sono realizzati in vetro e ferro e climatizzati.
Le funzioni tecniche del Museo sono collocate al piano interrato ove trovano posto altresì un parcheggio per venti posti auto raggiungibile con rampa esterna. La stessa rampa serve anche per il carico-scarico delle opere. All’esterno, tra il fiume e la strada aperta che attraversa i due blocchi del Museo, si ricava una piccola piazza, in forma di teatro incavato nel terreno a quota – 1 metro che potrà ospitare esposizioni all’aperto, installazioni, conferenze, spettacoli: è uno spazio a forte valenza urbana strettamente collegato alla vita del Museo e della città.
La grande scala esterna, oltreché corrispondere alla funzione di favorire il deflusso d’emergenza ai piani secondo e terzo, conduce dal fiume al tetto praticabile del Museo, ove sarà possibile osservare le Alpi.
La costruzione è prevista in pietra, posta in opera su una struttura in calcestruzzo armato. La luce giunge alle sale espositive attraverso una illuminazione laterale guidata e schermata ai piani terra, primo e secondo, mentre il piano terzo è illuminato attraverso lucernari a luce non diretta.
Il sistema espositivo concepito è estremamente flessibile in forza della realizzazione di sale di taglio variabile ai diversi piani, ulteriormente modificabili con semplici pennellature: ciò consentirà di ospitare in contemporanea più manifestazioni di carattere anche diverso.
I collegamenti in quota, trasparenti e climatizzati, consentono un’agile comunicazione tra i due corpi principali. La forma flessibile attraverso cui il Museo si organizza consente non soltanto di rispondere alle funzioni tradizionali di produzione, esposizione, conservazione, ma ammette e favorisce la combinazione tra immagine, danza, musica, testo, performance, teatro e altre forme di espressione artistica.
La strada compresa tra i due corpi staccati, alla quota terra, concentrando su di sé l’ingresso del Museo, lo shop e il bar-ristorante, insedia l’edificio in una condizione assolutamente urbana, così come la scalinata dal fiume alla copertura accessibile (alla vista della montagna) ne afferma la volontà di radicamento alla natura.
Il Museo è così, infine, una sorta di edificio-panorama, macchina di pietra per l’arte che si raccorda incessantemente al paesaggio e alla città di Bolzano, annullando la separazione tra Museo e mondo esterno, tra l’arte e il quotidiano.

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