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Restauro e ricostruzione del Castello sforzesco-visconteo di Novara
 

Novara, 2016


Paolo Zermani, Eugenio Tessoni (Studio Zermani Associati); Mauro Grimaldi, Giuseppe Arena, Fulbio Nasso, Alberto Tricarico, Ernesto Andreis, Elio Manzini, Carmela Barillà

Fotografie: Mauro Davoli


La grande torre faro progettata da Leonardo per il castello di Milano illuminava idealmente, dall'alto della propria colossale dimensione, le rocche lombarde e ancor oggi, a distanza di secoli, ne costituisce il riferimento mitico, uscendo dalle pagine del Codice Atlantico e guidando il censimento delle fortificazioni decadute, trasformate e abbandonate, scomparse.
La vicenda architettonica del castello di Novara è segnata da una progressiva serie di addizioni e demolizioni che si susseguono, a partire dal tracciato murario della città romana, con cui sostanzialmente il primo fortilizio coincide, attraverso i successivi accrescimenti medioevali e rinascimentali e fino alle addizioni carcerarie ottocentesche (in parte ora demolite) che ne hanno definitivamente segnato il carattere disomogeneo.
Un cantiere secolare, intervallato da lunghe immobilità e improvvisi sussulti edificatori.
Oggi un carattere definito permane nelle due ali est e nord, coincidenti con i diversi accrescimenti viscontei, a partire dalla Turrisella, mentre il lato sud è occupato in parte da fabbricati di servizio, alcuni in stato di rovina, attestati sulle fortificazioni merlate e il lato ovest, corrispondente a uno dei lati del castrum romano, è stato completamente demolito, ad eccezione di un frammento isolato di epoca medioevale.
Gli scavi effettuati hanno consentito di individuare, proprio su questo lato, l’antico tracciato romano sotterraneo di impianto originario, esattamente collocato sulla direzione ove permane il frammento medioevale in alzato.
L'intervento generale progettato prevede il restauro delle parti esistenti sui lati est e nord e la ricomposizione delle parti demolite, in particolare l'ala ovest, il completamento dell’ala sud e la ricostruzione della torre sull’accesso principale.
Nell'intervento di ricomposizione architettonica riguarda la torre, ancora in parte rilevabile in una delle sue diverse versioni nei costoloni posti sopra l'ingresso voltato della parte interna, ma celata dalle coperture a falde, i due fili di facciata vengono prolungati sui lati destro e sinistro e lasciano aperta una vista verso la piazza antistante, i monumenti, il battistero, la cupola antonelliana.
Si costituisce così un belvedere freddo e aereo che ha valore evocativo di nuova torre civica della città di Novara.
Nell'ala ovest il grande muro sotterraneo e il frammento successivo stabiliscono il punto di appoggio su cui si imposta il progetto di ricostruzione della nuova manica del Castello, tesa a ricomporre l'unità dell'impianto in precisa continuità con le antiche matrici viscontee, sforzesche e spagnole.
Al piano terra la grande spina archeologica, emergente nelle sue estremità esplorate e studiate, si colloca come elemento guida dell'organismo tipologico che incorpora, nel fronte esterno, anche il frammento medioevale di facciata e ne esalta la presenza, sottolineandone il valore materiale di ricostruzione.

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