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Palazzo della Cassa di Risparmio

Firenze 2005

Paolo Zermani.
Collaboratori: Giovanna Maini, Roberto Panara, Eugenio Tessoni.

La proposta presentata risponde al tema di progettare la nuova sede della Cassa di Risparmio di Firenze attraverso un intervento che assume le linee del Piano di recupero offrendone una lettura fortemente riferita alla identità urbana storica di Firenze.
Gli isolati concepiti dal Piano di Recupero, legati attraverso passaggi a ponte di 5 Ml. di ampiezza massima, si ricompongono in un fronte unitario verso l’esterno e plasticamente scavato ed eterogeneo verso l’interno.
La soluzione consente di ottenere un tipo architettonico fortemente rappresentativo, capace di sostenere per contrasto, con la forza del proprio impianto, il confronto con l’adiacente palazzo di Giustizia, attraverso una presenza segnata dalla orizzontalità (quest’ultima accentuata dal portico posto sul fronte anteriore) e di collocarsi in modo equilibrato e dialogico rispetto al generale insediamento ex Fiat di Novoli.
Il corpo del Palazzo è scavato in modo scultoreo, per forza di levare, al suo interno, dando forma alla grande piazza contenente un microcosmo urbano, caratterizzato dalla combinazione di elementi riferibili alla tradizione dell’edilizia minore fiorentina e, ancora, del Palazzo (il blocco dell’Auditorium e delle funzioni di rappresentanza).
La piazza è divisa su due livelli, quello della scalinata verde, quasi in forma teatrale, quella del grande giardino della banca.
Palazzo, piazza, giardino, edilizia minore costituiscono così gli elementi di un edificio che è doppio,rivolto alla città vera e a una città evocata,quasi in scala,contenuta.
Chi entra nel Palazzo, che dialoga pienamente con le grandi fabbriche della città in via di ultimazione, trova nuovamente la città o la sua rappresentazione, come è sempre avvenuto, attraverso il teatro, nelle colossali rappresentazioni sceniche costruite per le ambizioni medicee dai grandi architetti fiorentini.
Elemento fondamentale di mediazione fra l’esterno e l’interno del Palazzo, sopra il portico, è la grande loggia posta al centro del fronte principale.
Spazio a un tempo simbolico e atto funzionale alla necessità di rappresentanza della banca, concentrate al piano stesso e comunicanti con la loggia, essa costituisce il filtro per il passaggio di scala che la grande fabbrica induce e rappresenta.
Il dialogo ininterrotto della città con il paesaggio, carattere peculiare di Firenze, vi trova compimento per la capacità della loggia di costituirsi come “stanza sull’esterno” di rilkiana immaginazione, rito urbano che colloca lo spazio della Banca nel paesaggio quotidiano continuando altresì a legarsi al paesaggio naturale dei monti, da lassù osservabili in lontananza.

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